Geopolitica per la Difesa e la Sicurezza

DOMINARE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: LA NUOVA GEOPOLITICA DEL POTERE


Mentre l’IA diventa l’infrastruttura di riferimento per difesa, economia e innovazione, la competizione tra Stati Uniti e Cina si trasforma in una vera e propria “guerra tecnologica fredda”. Gli USA hanno appena lanciato l’America’s AI Action Plan, un piano strategico per:

  • Accrescere la supremazia tecnologica con investimenti massicci in chip e data center.
  • Esportare soluzioni IA full-stack agli alleati, creando una rete globale di standard “made in USA”.
  • Mantenere il vantaggio sugli avversari con deregolamentazione e accelerazione dell’innovazione.

Dall’altra parte, la Cina risponde con i campioni nazionali frutto della fusione tra pubblico e privato, come DeepSeek e una strategia di autosufficienza tecnologica, integrando l’IA in settori chiave come la logistica militare, le smart city e la sicurezza nazionale.

L’Europa, pur con AI Act e InvestAI, rischia di essere intrappolata tra i due giganti, incapace di creare un vero polo di innovazione autonomo.

Questa corsa non è solo un trend tecnologico, ma un nuovo paradigma geopolitico. Le scelte di oggi influenzeranno:

  • La sicurezza delle supply chain.
  • L’accesso a infrastrutture critiche come cloud e semiconduttori.
  • La competitività di interi settori industriali.

L’IA è un moltiplicatore di potere: chi controlla i modelli più avanzati e la capacità di calcolo possiede un vantaggio strategico simile a quello nucleare nel XX secolo. Ma resta una domanda aperta: verso cosa stiamo correndo?

Ti invito a leggere il mio articolo completo, che esplora 7 temi chiave: dalla geopolitica dell’energia alle tensioni tra open source e modelli proprietari, fino al ruolo che l’Europa può (o deve) assumere.

Trovi di seguito il testo dell’articolo, oltre ai link per ascoltarlo in versione PODCAST su YouTube e su Spotify.

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Stati Uniti, Cina, Europa e la corsa per definire le regole del XXI secolo digitale

Viviamo in un’epoca segnata da una convergenza senza precedenti tra tre fattori dirompenti: la crescente competizione geopolitica, l’interdipendenza economica globale e l’accelerazione esponenziale del cambiamento tecnologico. Nessuna tecnologia rappresenta meglio questa triade dell’intelligenza artificiale (IA).

L’IA non è soltanto una nuova ondata di innovazioni tecnologiche, ma un catalizzatore che sta ridisegnando i rapporti di potere tra le nazioni e le grandi corporazioni. Se un tempo la supremazia strategica si misurava in testate nucleari, petrolio estratto o forza militare, oggi si misura in capacità computazionale, qualità dei modelli linguistici, accesso ai dati e capacità di definire standard globali.

La corsa globale all’IA non è solo una sfida tra startup e laboratori universitari: è il cuore pulsante della nuova geopolitica, un’arena dove si confrontano visioni del mondo, modelli economici e strategie di sicurezza nazionale. Questa “AI Race” rappresenta la più grande competizione tecnologica dai tempi della corsa allo spazio. Con l’intelligenza artificiale, ogni dominio della società – dalla sanità alla difesa, dall’energia alla finanza – è potenzialmente ridefinibile.

Ecco perché gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa stanno costruendo veri e propri piani di lungo termine, convinti che chi dominerà questa tecnologia avrà un vantaggio comparabile a quello delle potenze nucleari del secolo scorso.


Stati Uniti: il “Piano d’Azione sull’IA” come strumento di dominio globale

Il 23 luglio 2025, la Casa Bianca ha pubblicato l’America’s AI Action Plan, una strategia federale ambiziosa e articolata, frutto di mesi di consultazioni con oltre 10.000 attori dell’ecosistema IA: aziende tecnologiche, università, organizzazioni di ricerca, venture capitalist e autorità statali. Questo piano rappresenta il tentativo più organico di un Paese occidentale di stabilire una supremazia duratura nel campo dell’intelligenza artificiale, affrontando contemporaneamente le sfide infrastrutturali, economiche e normative.

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Il documento definisce con chiarezza l’ecosistema IA in termini di stack tecnologico: infrastruttura fisica (hardware, data center, energia), dati (la nuova “materia prima”), sviluppo (ricerca e modellazione), implementazione (applicazioni verticali e settoriali), applicazione (soluzioni finali) e governance (il livello trasversale che definisce regole, sicurezza e interoperabilità).

Tre pilastri fondamentali

  1. Innovazione senza ostacoli: gli Stati Uniti mirano a promuovere la creazione di modelli IA di nuova generazione accelerando la ricerca, liberalizzando i processi di autorizzazione e incentivando l’open-source. Questo include sandbox regolatori per testare le innovazioni in un ambiente protetto, fondi per progetti accademici e incentivi fiscali per la R&S privata.
  2. Infrastrutture critiche: il piano prevede un rafforzamento massiccio della catena di approvvigionamento hardware, con investimenti in semiconduttori, chip di nuova generazione, data center e miglioramenti alla rete elettrica nazionale. È prevista la costruzione di nuovi centri di calcolo ad alte prestazioni, fondamentali per addestrare modelli sempre più sofisticati, e programmi di formazione per sviluppare una forza lavoro altamente qualificata.
  3. Leadership internazionale: Washington vuole guidare la definizione di standard globali e contrastare l’influenza cinese nei forum multilaterali (OCSE, G7, ITU, G20). L’idea di esportare pacchetti IA “full-stack” ai partner mira a consolidare l’egemonia americana, creando un ecosistema tecnologico basato su standard USA.

Continuità e discontinuità

Il piano rappresenta una continuità rispetto agli sforzi dell’amministrazione Biden (come il CHIPS Act e i programmi per la sicurezza digitale), ma segna anche una rottura radicale: viene abbandonato gran parte dell’approccio incentrato su principi di inclusione, equità e sostenibilità ambientale. L’obiettivo è l’efficienza strategica, anche a costo di sacrificare temi come la DEI (diversità, equità e inclusione) e alcune protezioni ambientali.

Le tre grandi domande

  1. Chi lo attuerà? Il piano arriva in un contesto di tagli al bilancio e al personale federale. Agenzie chiave come la National Science Foundation e il Dipartimento di Stato hanno visto ridurre le risorse, con il rischio di indebolire la diplomazia tecnologica e la ricerca di base.
  2. Come verrà esercitato il potere? L’approccio di premiare gli Stati “allineati” e penalizzare quelli considerati ostili potrebbe frammentare il fronte interno e rallentare la cooperazione pubblico-privata.
  3. Che ruolo per gli alleati? Nonostante il piano parli di collaborazione, molte scelte strategiche (come il controllo delle esportazioni di chip avanzati) sembrano pensate più per consolidare la posizione degli USA che per rafforzare un’alleanza globale condivisa.

Queste domande evidenziano la complessità di un piano che ambisce a essere globale, ma nasce da logiche nazionali.


Cina: autosufficienza, open source e potenza sistemica

Pechino non osserva passivamente la corsa all’IA. Negli ultimi cinque anni, la Cina ha investito centinaia di miliardi di dollari nella creazione di un ecosistema IA sovrano, basato su una stretta integrazione tra Stato, industria e ricerca accademica. L’obiettivo non è solo recuperare terreno sugli Stati Uniti, ma superarli, creando uno standard alternativo che possa essere adottato nei Paesi del Sud Globale.

Gli assi della strategia cinese

  • Indipendenza tecnologica: il governo cinese punta ad avere una filiera di chip e semiconduttori completamente autonoma. Le restrizioni statunitensi all’export di tecnologie avanzate hanno accelerato programmi come il Made in China 2025 e la nascita di campioni nazionali nei chip quantistici e neuromorfici.
  • Modelli IA avanzati: piattaforme come DeepSeek R1 e modelli sviluppati da Baidu, Huawei e Tencent stanno emergendo come concorrenti credibili agli equivalenti occidentali. L’open-source è visto come una leva strategica per diffondere rapidamente standard cinesi nel mondo.
  • Applicazioni pratiche: mentre gli USA parlano di AGI, la Cina punta su settori verticali come sorveglianza, logistica avanzata, smart city e difesa, integrando l’IA nei sistemi di sicurezza e controllo sociale.
  • Diplomazia tecnologica: Pechino utilizza la sua crescente influenza nei forum internazionali (ONU, ITU, ASEAN, BRICS) per promuovere una visione di governance dell’IA alternativa a quella occidentale, più incentrata sul controllo statale e meno sulla privacy individuale.

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La strategia cinese è sistemica: non si tratta solo di creare modelli IA migliori, ma di costruire un’infrastruttura completa, sostenuta da politiche industriali e finanziamenti statali, per garantire che la Cina sia leader nella nuova economia digitale.


Europa: regolatrice etica o spettatrice strategica?

L’Europa si trova di fronte a una sfida esistenziale: diventare il “terzo polo” della geopolitica dell’IA o restare intrappolata in un ruolo marginale tra i due colossi tecnologici. Con l’AI Act – la prima legislazione organica al mondo sull’IA – e il piano InvestAI da 200 miliardi di euro, l’UE mira a promuovere un modello basato su etica, trasparenza e sicurezza.

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Opportunità per l’UE

  • Standard globali: così come il GDPR ha influenzato le norme sulla privacy a livello mondiale, l’AI Act potrebbe diventare la base per la regolamentazione dell’IA in Paesi terzi.
  • Ecosistema industriale: Francia e Germania stanno investendo in aziende emergenti come Mistral AI, Aleph Alpha e Graphcore, che ambiscono a sviluppare modelli competitivi rispetto a quelli americani e cinesi.
  • Approccio democratico: l’UE cerca di coniugare innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali, un valore distintivo in un mondo sempre più polarizzato.

Rischi e criticità

  • Frammentazione interna: le differenze tra i Paesi membri potrebbero rallentare l’attuazione delle politiche comuni.
  • Fuga dei talenti: gli ingegneri e i ricercatori più brillanti spesso si trasferiscono negli Stati Uniti, dove i salari e le opportunità sono più allettanti.
  • Dipendenza tecnologica: l’Europa importa gran parte dei chip e dei modelli IA da attori non europei, con il rischio di una vulnerabilità strategica.
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Per l’UE, il tempo stringe: senza un’accelerazione negli investimenti e nella creazione di un’infrastruttura IA europea, la regolazione rischia di trasformarsi in un boomerang, penalizzando l’innovazione domestica.


Stack AI e geopolitica dell’energia

Dietro l’IA si nasconde una verità semplice ma fondamentale: l’IA consuma enormi quantità di energia. L’addestramento di un singolo modello linguistico di ultima generazione può richiedere megawatt di potenza e settimane di calcolo su centinaia di GPU. Senza un’infrastruttura energetica adeguata, l’IA non può crescere.

L’America’s AI Action Plan dedica ampio spazio alla modernizzazione della rete elettrica e allo sviluppo di batterie di nuova generazione.

Due direttrici strategiche emergono con forza:

  1. Grid resiliente e intelligente: il piano punta a modernizzare la rete nazionale, installando conduttori avanzati e sistemi di monitoraggio dinamico, così da aumentare la capacità di trasmissione senza costruire nuove linee. Questa strategia mira a colmare il ritardo accumulato negli anni: gli Stati Uniti hanno costruito appena 55 miglia di linee ad alta tensione nel 2023, rispetto a una media annua di 925 miglia tra il 2015 e il 2019.
  2. Batterie avanzate a doppio uso: le batterie allo stato solido o al litio-zolfo non sono solo cruciali per i veicoli autonomi e la logistica, ma anche per il settore militare (droni, robot, armi a energia diretta). Il piano prevede incentivi per lo sviluppo di tecnologie energetiche che possano supportare sia il settore civile sia quello della difesa.

Il legame tra energia e IA è ormai indissolubile: senza una strategia energetica avanzata, la corsa all’IA rischia di bloccarsi, lasciando spazio a chi controlla le infrastrutture energetiche.


Proprietà vs Open Source: la nuova guerra interna all’AI

Oltre alla competizione internazionale, gli Stati Uniti vivono una frattura interna tra due filosofie di sviluppo dell’IA:

  • Modelli proprietari: OpenAI, Anthropic e Google DeepMind puntano su soluzioni chiuse, più sicure ma anche centralizzate.
  • Open source: Meta, HuggingFace, Mistral AI e altri attori promuovono modelli aperti, che accelerano l’innovazione e la trasparenza, ma possono generare rischi di sicurezza.

Il piano americano appoggia apertamente l’open-source come arma strategica contro la Cina: diffondere standard aperti a livello globale per consolidare la leadership statunitense.

Nuove sfide emergono anche nelle tattiche di implementazione della strategia di dominanza nell’AI.

  • Benchmark gaming: l’ossessione per i test e le metriche rischia di portare a ottimizzazioni superficiali, senza reali avanzamenti.
  • Concentrazione del potere: poche aziende controllano infrastrutture e dataset chiave, creando barriere all’ingresso per i nuovi attori.

Trovare un equilibrio tra apertura e controllo sarà essenziale per mantenere un ecosistema dinamico e sicuro.


Governance e alleanze: bastoni e poche carote

Il tallone d’Achille dell’AI Action Plan è la diplomazia. Mentre gli Stati Uniti puntano a dominare gli organismi globali, l’approccio “compra americano, fidati dell’America” rischia di alienare alleati e partner.

Il piano include riferimenti a organismi come OCSE, G7 e ITU, ma non offre una visione condivisa di governance. Al contrario, alcune misure sembrano smantellare i progressi fatti verso una regolamentazione globale basata sul consenso. Se Washington vuole veramente guidare la corsa, dovrà dimostrare di saper includere e ascoltare le altre potenze democratiche.


Una riflessione conclusiva: non si vince da soli

La corsa all’IA è reale, ma resta aperta una domanda fondamentale: verso cosa stiamo correndo?

Come nella corsa navale tra Gran Bretagna e Germania all’inizio del XX secolo, la competizione potrebbe trasformarsi in una spirale di costi senza un chiaro obiettivo finale. Gli Stati Uniti non possono dominare da soli; la Cina non può imporre un modello chiuso senza resistenze; l’Europa non può limitarsi a regolamentare un vuoto tecnologico.

Serve una nuova alleanza globale, capace di bilanciare innovazione, sicurezza e diritti. L’IA non è una tecnologia neutra: riflette i valori di chi la sviluppa e la utilizza. Solo una governance condivisa potrà garantire che il futuro digitale sia equo e sostenibile.


L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È MOLTO PIÙ DI UNA TECNOLOGIA: È IL NUOVO LINGUAGGIO DEL POTERE GLOBALE.

CHI CONTROLLA LO STACK, LE REGOLE E LE ALLEANZE, CONTROLLERÀ IL FUTURO.

È TEMPO DI DECIDERE DA CHE PARTE DELLA STORIA VOGLIAMO STARE.

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Prof. Alessandro Pozzi – Politecnico di Milano, Corso “Geopolitica per la Difesa e la Sicurezza”


Integrare l’analisi geopolitica nelle valutazioni di allocazione strategica è ormai indispensabile.

C’è un forte bisogno, da parte dei Leader aziendali e dei Private Bankers, di avere una visione strategica, per dare senso, creare connessioni nuove e individuare opportunità nei rapidi cambiamenti in atto, sempre più guidati dai processi decisionali degli Stati.


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