Geopolitica per la Difesa e la Sicurezza

LA COMPLESSITÀ DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

🧭 UNA LETTURA STRAGICA TRA GEOPOLITCA, TECNOLOGIA E SOSTENIBILITA’

🔰 IL CONTESTO E IL PERCHÉ DI QUESTO INCONTRO

La transizione energetica è oggi uno dei temi più dibattuti a livello globale. Tuttavia, troppo spesso viene raccontata in modo semplificato: come se bastasse dismettere il carbone e installare pannelli solari per salvare il clima, rilanciare l’economia e assicurare prosperità duratura.

In realtà, la questione è molto più profonda, articolata e controversa.

Il seminario “La complessità della transizione energetica”, tenutosi il 20 giugno 2025 presso l’Aula Carassa e Dadda del Campus Bovisa del Politecnico di Milano, ha avuto proprio l’obiettivo di restituire agli studenti una visione completa, realistica e strategica di questo processo.

L’iniziativa è parte integrante del corso “Geopolitica per la Difesa e la Sicurezza”, che ho l’onore di insegnare, offerto nel curriculum Defence & Security (CC3) della Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica coordinata dal Prof. Marco Boniardi.

Ospite d’eccezione: Francesco Gattei, Chief Transition & Financial Officer, Chief Operating Officer e Direttore Generale di ENI. Figura di riferimento internazionale, con oltre 25 anni di esperienza nei mercati dell’energia, Gattei ha condiviso con grande chiarezza analitica un percorso che si muove tra geopolitica, macroeconomia, sostenibilità e tecnologia.

Il seminario ha affrontato le forze che guidano (o frenano) la transizione, gli squilibri energetici globali, la centralità delle fonti fossili nel mix attuale, il ruolo dei minerali critici e la crescente importanza della resilienza energetica per la sicurezza nazionale.

🔍 Cosa intendiamo davvero per “transizione energetica”?

Nel dibattito pubblico, la transizione energetica viene spesso presentata come un’esigenza tecnica o morale: “decarbonizzare” per ridurre le emissioni di CO₂.

Ma nella realtà storica ed economica, le transizioni energetiche sono tutt’altro che rapide, lineari o tecnicamente determinate. Cambiare sistema energetico vuol dire trasformare interi modelli industriali, riconvertire infrastrutture che durano decenni, modificare stili di vita e abitudini sociali, garantendo nel frattempo l’affidabilità dell’approvvigionamento e la sostenibilità economica.

Una vera transizione implica una riconfigurazione profonda del sistema: dalle centrali elettriche alle catene di approvvigionamento, dai modelli di consumo ai paradigmi tecnologici. E questo non può avvenire senza attriti, senza costi e senza compromessi.

📜 Una lezione dalla storia: cosa ci insegnano le grandi transizioni del passato

“C’è solo una cosa che accomuna tutte le transizioni energetiche su larga scala: a causa delle esigenze tecniche e infrastrutturali e delle numerose (e spesso del tutto imprevedibili) implicazioni sociali ed economiche, le transizioni energetiche che avvengono nelle grandi economie e su scala globale sono per loro natura processi lunghi. Di solito ci vogliono decenni per portarle a termine, e maggiore è il grado di dipendenza da una particolare fonte energetica o da un motore primario, più diffusi sono gli usi e le conversioni prevalenti, più tempo ci vorrà per sostituirli.” — Vaclav Smil

Questo passaggio, citato anche nel seminario, ci impone uno sguardo disincantato ma strategico.

Le grandi transizioni — dal legname al carbone, dal carbone al petrolio, e oggi verso le rinnovabili — non sono rivoluzioni istantanee, ma processi cumulativi in cui le nuove fonti si aggiungono più che sostituire le vecchie, almeno per decenni. Ogni transizione porta benefici, ma anche rischi e squilibri. Ed è proprio su questi squilibri — energetici, geopolitici, industriali — che si gioca il futuro dell’ordine mondiale. La velocità auspicata dalle agende politiche non è quasi mai allineata con i tempi reali richiesti dalle trasformazioni tecnologiche e infrastrutturali profonde.

🛠️ I quattro pilastri della transizione energetica

Durante il seminario, è stato proposto un framework utile a comprendere le tensioni alla base della transizione. Ogni decisione politica o industriale, ogni sviluppo tecnologico o intervento normativo, deve confrontarsi con queste quattro dimensioni fondamentali:

  • Sicurezza e affidabilità: continuità nella fornitura, resilienza agli shock geopolitici, capacità di risposta alle crisi.
  • Accessibilità economica: energia a costi sostenibili per famiglie, imprese e nazioni, senza compromettere la competitività industriale.
  • Sostenibilità ambientale: riduzione delle emissioni, tutela degli ecosistemi, compatibilità con gli obiettivi climatici.
  • Ritorno economico per gli investitori: senza profitti, gli investimenti si bloccano e i progetti non partono.

Questi elementi formano quello che Gattei ha definito un vero e proprio quadrilemma energetico: conciliare tutti e quattro i fattori, spesso in tensione tra loro, è il cuore della sfida.

Fonte: ENI

🔎 Le 7 evidenze chiave della transizione energetica

⚡ Evidenza #1 – I fossili restano centrali

Nonostante la narrazione dominante sulla decarbonizzazione, il sistema energetico globale è tuttora fortemente basato sui combustibili fossili. Secondo i dati più aggiornati, petrolio, gas naturale e carbone rappresentano ancora circa il 78% del consumo mondiale di energia primaria.

Questo dato non è solo una fotografia del presente, ma una proiezione strutturale del futuro prossimo: tutte le principali agenzie internazionali, inclusa la IEA, concordano sul fatto che anche nel 2030 e oltre, il contributo dei fossili rimarrà dominante.

Il motivo è duplice: da un lato, la domanda energetica globale continua a crescere, specialmente nei paesi emergenti; dall’altro, le rinnovabili – per quanto in forte espansione – non riescono ancora a sostituire su larga scala i combustibili fossili in termini di continuità, densità e flessibilità.

Fonte: IEA 2025

La vera dinamica non è un “phase-out” dei fossili, ma un “phase-in” delle rinnovabili. E se si riducono troppo presto gli investimenti nei fossili (come già sta accadendo nei settori upstream), si rischia di generare uno squilibrio grave tra domanda e offerta, con conseguenze devastanti su prezzi, stabilità macroeconomica e sicurezza energetica.

🌍 Evidenza #2 – Energia e disuguaglianza

Il divario energetico globale è una delle grandi questioni irrisolte della transizione. Oggi, circa 770 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità, e quasi 2,4 miliardi cucinano ancora con biomasse tradizionali. In parallelo, metà della popolazione mondiale consuma meno del 10% dell’energia disponibile.

Questa distribuzione iniqua incide direttamente su aspettativa di vita, sanità, istruzione e sviluppo economico. Parlare di “transizione giusta” senza affrontare questa frattura Nord-Sud è profondamente incoerente. Inoltre, i costi della transizione – nuove infrastrutture, tecnologie low-carbon, riconversione industriale – rischiano di gravare maggiormente sui paesi più poveri, che non dispongono delle risorse finanziarie o istituzionali per sostenere un cambiamento strutturale. Il rischio è che si creino “due transizioni”: una rapida e finanziata nei paesi avanzati, e una lenta o fallimentare nel Sud globale.

🏗️ Evidenza #3 – Servono investimenti upstream

Nel decennio passato, gli investimenti globali nei settori upstream del petrolio e del gas sono drasticamente calati, passando da circa 750 miliardi di dollari (2014) a meno di 400 miliardi (2022). Questo trend è frutto di due forze convergenti: la pressione degli investitori per ridurre l’esposizione al carbon risk e le politiche pubbliche che penalizzano nuovi sviluppi fossili. Tuttavia, la domanda non è calata in misura corrispondente – anzi, in molti paesi è aumentata.

Il risultato è un crescente mismatch tra domanda e capacità produttiva futura.

I tempi di sviluppo dei nuovi giacimenti sono lunghi (fino a 7–10 anni), e quindi la sotto-capacità di oggi è il razionamento energetico di domani. L’effetto geopolitico è altrettanto preoccupante: se solo pochi produttori (come i paesi OPEC o la Russia) continuano a investire, avranno un potere di mercato e un’influenza strategica sempre più grandi.

🎯 Evidenza #4 – Il paradosso del Net Zero

Il concetto di “Net Zero” è diventato una bandiera politica, finanziaria e diplomatica. Tuttavia, dietro la sua apparente semplicità si cela un paradosso strategico profondo. Da un lato, si promuove il disinvestimento dalle fonti fossili. Dall’altro, non si dispone ancora di alternative tecnologiche e infrastrutturali pronte e scalabili per garantire la stessa affidabilità. Questo genera un cortocircuito: si comprime l’offerta prima che la domanda possa essere realisticamente ridotta.

Il risultato può essere una crisi di approvvigionamento, un rincaro dei costi energetici e una perdita di consenso pubblico verso la transizione. Inoltre, molti target Net Zero non tengono conto delle emissioni indirette (scope 3), né delle difficoltà a decarbonizzare settori hard-to-abate come cemento, acciaio, trasporti pesanti.

🔋 Evidenza #5 – Intermittenza e limiti fisici

Le fonti rinnovabili non sono disponibili su richiesta: dipendono da condizioni meteorologiche e geografiche. L’intermittenza della produzione solare ed eolica pone sfide enormi ai sistemi elettrici, che devono bilanciare in tempo reale domanda e offerta. Oggi la soluzione prevalente è il ricorso a fonti fossili flessibili (soprattutto gas naturale) per colmare i gap.

Di quanto stiamo parlando: la capacità solare nel 2024 ha quasi raggiunto l’installato da tutte le altre fonti (escluso l’eolico), tuttavia il suo contributo sulla generazione è inferiore al 15%. L’intermittenza di solare ed eolico limita il load factor in un intervallo compreso tra il 9% ed il 34%. Questo significa concretamente che solare ed eolico, con una capacità installata di quasi 2X, generano solo 2/3 dell’energia elettrica rispetto alle fonti continue.

Ignorare questi limiti fisici e tecnologici porta a piani strategici irrealistici.

Le batterie e gli accumuli stanno migliorando, ma non sono ancora né economicamente né tecnicamente sufficienti per coprire le esigenze su larga scala. Inoltre, il sistema elettrico copre solo una parte del fabbisogno energetico complessivo. Alcuni usi finali – come i processi industriali ad alta temperatura, l’aviazione o la navigazione – non sono facilmente elettrificabili.

🧠 Evidenza #6 – AI e data center cambiano la domanda

La trasformazione digitale sta generando una nuova categoria di consumi energetici: quelli legati ai data center, all’intelligenza artificiale e al cloud computing. Secondo le stime, i data center consumeranno fino al 10% dell’elettricità globale entro il 2030.

L’intelligenza artificiale, in particolare, richiede potenze computazionali enormi e continue. Questo tipo di carico è altamente concentrato e non può permettersi discontinuità.

Fonte: IEA 2025

Questa nuova domanda si somma – non si sostituisce – a quella esistente. Inoltre, richiede infrastrutture che garantiscano stabilità, continuità e basso rischio di interruzioni. In questo contesto, fonti come il gas naturale o il nucleare ritornano ad avere un ruolo strategico, anche in contesti altamente digitalizzati.

📦 Evidenza #7 – Nuove vulnerabilità strategiche

La transizione verde ha bisogno di materiali diversi da quelli del passato: litio, cobalto, terre rare, rame. Ma queste risorse sono spesso concentrate in pochi paesi, alcuni dei quali instabili politicamente o dominati da logiche di controllo statale. La Cina, ad esempio, controlla oltre il 70% della raffinazione globale delle terre rare. Il Congo fornisce più del 60% del cobalto mondiale.

Il rischio è che la dipendenza da questi nuovi materiali generi vulnerabilità geopolitiche analoghe – o peggiori – rispetto alla dipendenza da petrolio mediorientale.

Inoltre, le filiere estrattive e di raffinazione di questi minerali sono spesso associate a impatti ambientali gravi, conflitti locali, violazioni dei diritti umani. Una transizione fondata su supply chain fragili e non etiche rischia di minare la sua stessa legittimità.

📦 LA CHIAVE STRATEGICA E’ DIVERSIFICARE LE DIPENDENZE

Dobbiamo sempre ragionare in termini di asset mix energetico.

Per aumentare la resilienza delle catene di approvvigionamento e la loro sostenibilità economica non è realistico pensare a sostituire una dipendenza (es. le fonti fossili) con un’altra ancora più concentrata, come i minerali critici necessari per tutti i componenti implicati nei processi di elettrificazione.

Il nucleare di nuova generazione ad esempio potrà supportare in misura crescente il “Base Load” necessario a soddisfare i nuovi fabbisogni energetici legati alle applicazioni emergenti come l’AI, i droni e la robotica mobile autonoma.

Eni è attivamente coinvolta nello sviluppo dell’energia da fusione nucleare, in particolare attraverso progetti di ricerca e sviluppo legati al confinamento magnetico e sta collaborando con enti come UKAEA per la realizzazione di un impianto per la gestione del trizio, un componente chiave per la fusione, oltre a partecipare a progetti di ricerca in collaborazione con MIT e ENEA.

In conclusione un ultimo punto di attenzione che vuole essere uno stimolo intellettuale sul futuro della più ampia politica industriale del nostro paese.

Abbiamo imparato con le crisi degli ultimi tre anni, quanto siano pericolose le dipendenze da risorse strategiche. Ancora più rischiosa è la dipendenza manifatturiera e tecnologica, frutto della perdita di competenze e capacità produttive (pensate al paradosso delle mascherine da importare durante il CoVid) a causa di processi di deindustrializzazione chiamati “delocalizzazioni”.

✍️ Prof. Alessandro Pozzi – Politecnico di Milano Corso “Geopolitica per la Difesa e la Sicurezza”


📌 Integrare l’analisi geopolitica nelle valutazioni di allocazione strategica è ormai indispensabile.

C’è un forte bisogno, da parte dei Leader aziendali e dei Private Bankers, di avere una visione strategica, per dare senso, creare connessioni nuove e individuare opportunità nei rapidi cambiamenti in atto, sempre più guidati dai processi decisionali degli Stati.

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Nel modo del Realismo geopolitico, non esistono amici o nemici permanenti, solo interessi strategici.

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