Geopolitica per la Difesa e la Sicurezza

E’ ORA DI RIFARE I CONTI CON TRUMP

E’ ora di fare i conti col probabile ritorno di Trump.

Manifestazioni nelle strade di Washington e delle principali città americane, per protestare contro presunti brogli nel voto popolare e l’ineleggibilità di un candidato presidente pregiudicato: suona familiare?

Meglio iniziare ad abituarsi all’idea che il prossimo presidente USA, secondo vari think tank internazionali e i più recenti sondaggi, sarà Trump.

Secondo Foreign Affairs e Le and Continent, una rielezione di The Donald avrebbe conseguenze significative sia negli Stati Uniti che a livello globale.

L’impatto sulla politica interna ed estera USA: priorità dichiarata del nuovo presidente sarà smantellare le agenzie federali ritenute “quinta colonna” del partito democratico e quelle indipendenti, concentrare più potere nelle mani dell’esecutivo, annullare molte delle misure introdotte durante la presidenza di Biden (dal  welfare al settore estrattivo) e più in generale un rinnovato isolazionismo che assecondi l’introversione degli elettori Trumpiani , stanchi di pagare il prezzo dell’egemonia liberale americana che gli economisti chiamano globalizzazione.

A livello geopolitico Trump ha costantemente minacciato di ritirare gli Stati Uniti dalla NATO, ed è realistico che le autocrazie orientali, come la Russia e la Cina, vedano la rielezione di Trump come un’opportunità: non è inevitabile che la Cina approfitti della dispersione su più fronti delle forze americane e delle divisioni del fronte interno USA, per attaccare Taiwan, ma certamente la condotta bellica della Russia in Ucraina e la proiezione di potenza nel Sahel appaiono già rinvigorite.

A livello geoeconomico assisteremo ad un ulteriore aumento del protezionismo, che non era diminuito neanche sotto Biden, con impatti significativi sul commercio globale.

Vediamo, dall’Ucraina al Mar Rosso, le sfide fondamentali e le tendenze che influenzeranno la difesa europea nel 2024.

Dipendenza dalla sicurezza degli Stati Uniti: la nostra sicurezza continua ad essere «made in the US», con difesa territoriale e deterrenza nucleare basate sulla volontà dell’egemone liberale di garantire la difesa del continente.

Il futuro della difesa europea oltre il 2024 dipenderà non solo dalla buona volontà dell’amministrazione americana, ma, in termini molto concreti, dall’elettorato repubblicano e dalla sua disponibilità a sostenere le pulsioni di politica estera di un secondo mandato Trump.

Le tendenze strutturali della politica estera statunitense indicano che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina e il loro impegno per la sicurezza europea sono più che altro una parentesi derivante dalla necessità strategica di impedire una vittoria russa evitandone al contempo una sconfitta troppo umiliante, ma la priorità è chiaramente il teatro indo-pacifico e la competizione con la Cina.

L’EUROPA IN MEZZO A DUE GUERRE ED ALLA COMPETIZIONE TRA GRANDI POTENZE

Noi europei ci troviamo di fronte a un dilemma: trovare un modo per mantenere gli Stati Uniti impegnati nella sicurezza europea e allo stesso tempo iniziare a preparare strategie per mitigare i rischi di un possibile abbandono in caso di rielezione di Trump.

Alcuni leader europei potrebbero sentirsi tentati di stringere accordi bilaterali con gli Stati Uniti per cercare di garantire la sicurezza del proprio Paese nel breve periodo.

Le elezioni del Parlamento europeo di giugno rappresentano un’opportunità. I partiti politici devono discutere scelte strategiche fondamentali e fare della difesa della democrazia e della riforma istituzionale dell’UE una parte fondamentale dei loro appelli.

Vediamo i rischi dalle guerre in corso.

La guerra in Ucraina ha causato shock economici e finanziari, soprattutto nei mercati delle materie prime, con un’impennata dei prezzi del petrolio, del gas e del grano. Se le tensioni persistono, potrebbero tradursi in una diminuzione della crescita del PIL mondiale di oltre 1 punto percentuale nel prossimo anno, accompagnata da un aumento dell’inflazione globale dei prezzi delle materie prime agricole ed energetiche.

L’UE ha appena approvato 50 miliardi di euro di nuovi aiuti per l’Ucraina e la guerra Russa ha causato shock economici e finanziari di notevole entità, soprattutto nei mercati delle materie prime, con un’impennata dei prezzi del petrolio, del gas e del grano. Il piano REPowerEU ha richiesto ingenti investimenti e riforme: stiamo mobilitando quasi 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi di euro sono sovvenzioni e circa 225 miliardi di euro sono prestiti. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza sarà il fulcro di questi finanziamenti.

La guerra a Gaza ha effetti economici significativi soprattutto per le economie di Egitto, Libano e Giordania, ma le tensioni possono frenare le spedizioni di materie prime agricole dalla Russia e bloccare quelle ucraine dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali e il rischio di inflazioni su beni di consumo primario, carestie e tensioni sociali.

Gli attacchi dei militanti Houthi nel Mar Rosso hanno causato la più grande deviazione del commercio internazionale degli ultimi decenni, stanno già avendo un impatto significativo sui costi dei noli delle navi portacontainer, con il serio e realistico rischio di spingere di nuovo l’inflazione globale a livelli elevati. Nel contesto di azioni militari “difensive” già avviate da Stati Uniti e UK contro le milizie Houthi, l’Unione europea sta discutendo di una possibile missione nel Mar Rosso.

In sintesi, l’Europa si trova di fronte a una serie di sfide economiche e strategiche che richiedono una risposta coordinata e proattiva. Queste sfide includono le guerre in corso, la possibile rielezione di Trump e la necessità di riforme istituzionali e di promozione della democrazia. L’UE deve essere pronta a rispondere a queste sfide per garantire la sua stabilità e prosperità futura.

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Alessandro Pozzi

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